Spinti dalla voglia di sperimentare e cercare sempre delle nuove vie, durante la vendemmia 2015 abbiamo deciso di provare una vinificazione diversa, qualcosa di nuovo per noi ma non per la nostra cantina. L’idea è nata dal ritrovamento di una bottiglia di vino bianco prodotta da nostro nonno e nostro padre in un magazzino; purtroppo non siamo stati in grado di leggere l’annata perchè l’etichetta (una carta bianca adesiva scritta a penna) era diventata ormai illegibile. Al naso il vino presentava diversi difetti dovuti all’ossidazione ma, al netto di queste note ossidative, il vino presentava una complessità di profumi a dir poco emozionante. Quello che ci ha colpito di più però sono state le sensazioni che questo vino ha generato in bocca, un gusto pieno, complesso, morbido ma nello stesso tempo fresco e minerale, con un lungo retrogusto di spezie ed erbe aromatiche. Un vino sicuramente imperfetto ma in grado di emozionare. Questa scoperta ha scaturito in noi il desiderio di provare a fare un vino come nostro nonno faceva qualche decennio fa.
Abbiamo quindi destinato una piccola parte delle uve dei nostri vigneti più freschi, quelli esposti a nord nord-est che utilizziamo per produrre Avora, a questo esperimento.
Abbiamo vinificato le nostre uve biologiche di Trebbiano e Malvasia come faceva nostro nonno, in piccoli tini senza controllo della temperatura e dell’ossigeno, dopo una macerazione di circa 24 ore abbiamo tolto le bucce e lasciato che il mostro fermentasse naturalmente a temperatura ambiente. A fermentazione ultimata abbiamo lasciato il vino sui lieviti per una decina di mesi e, dopo qualche travaso, l’abbiamo messo in bottiglia senza alcun tipo di filtrazione.
Produciamo tutti i nostri vini senza utilizzare prodotti di sintesi e forzature, utilizziamo esclusivamente il freddo ed i gas inerti per preservare le caratteristiche tipiche dei vitigni. In questo caso abbiamo evitato anche questo, riducendo al minimo il nostro intervento. Non sapevamo cosa sarebbe nato da questo esperimento, questa vinificazione è stata accompagnata da curiosità ed euforia, ma nello stesso tempo dal timore di un fallimento.
Nella fase di affinamento ci siamo però resi conto che il risultato era meglio di quanto potessimo sperare da qui la decisione di imbottigliarlo.
Il gusto e le sensazioni che questo vino sono in grado di generare sono diverse da tutti gli altri vini che produciamo, per questo motivo abbiamo deciso di vestire la bottiglia in maniera totalmente diversa da quello che è il nostro stile, sobrio, minimal ed elegante. Da amanti e supporter dell’arte e con la volontà di contribuire alla valorizzazione dei talenti autoctoni piceni, anche in questo caso abbiamo deciso di rivolgerci ad un artista del nostro paese, Nazzareno Agostini (Neno) , in arte Spirito Santo. A lui abbiamo chiesto il permesso per poter utilizzare uno dei suoi quadri, intitolato “Notte di luna piena” ed esposto nella nostra sal degustazione, per farne un etichetta; con il contributo della nostra grafica Lara Pignotti, il bellissimo quadro firmato Spirito Santo è diventato l’abito di questo vino.
Lefric non è un vino tecnicamente perfetto, anzi, racchiude in se un insieme di piccole particolarità in grado però di donargli una personalità unica ed esuberante, capace di suscitare emozioni e, con il suo gusto arcaico, di far viaggiare il degustatore nel tempo.
Dalla vendemmia 2015 abbiamo prodotto circa di 2000 bottiglie, imbottigliate con la denominazione IGT Marche bianco Bio, sarà disponibile fino ad esaurimento!
Se non l’avete ancora assaggiato venite a trovarci in cantina o alle prossime fiere ! Vi aspettiamo